LA REGINA DEGLI ZINGARI di G. Muti
pubblicato lunedì 25 luglio 2016 alle ore 23:52:30
Ho ricevuto, da alcuni amici, sollecitazioni per intervenire nella polemica sull’espulsioni degli zingari dall’Elba
Lo faccio, ma non entro in polemica. Dico solo che esistono dei problemi complessi che non possono essere affrontati con semplificazioni, frasi fatte, slogan e volgarità come è stato in questo caso. A parte, naturalmente, lodevoli eccezioni.
Comunque, da quello che ho potuto leggere nei social, la stragrande maggioranza degli elbani condivide la scelta fatta dai sindaci
Questo vuol dire che gli zingari qui all’Elba non sono i benvenuti. E non senza ragione, direi, visto come si comportano. Se però l’idea negativa provocata dai loro comportanti la estendiamo a tutta una etnia, commetteremmo un errore. Anche io, come tutti, mi trovo ad avere su di loro, quando si comportano male, un’idea negativa. Ma l’idea che ho di loro, come etnia, è diversa perché li ho visti agire in episodi che hanno segnato, in qualche modo, la mia memoria
Incominciamo con questo episodio e poi, nei prossimi giorni, ne racconterò altri .
Quando studiavo a Londra, nei primi anni 60, lavoravo come lavapiatti in un ristorante in Soho. Qualcuno mi disse che all’ospedale Italiano cercavano qualcuno che, oltre l’italiano parlasse correntemente anche l’inglese e il francese. Era stato chiuso l’ospedale francese e i malati erano stati trasferiti in quello italiano. Come lavoro si trattava di stare alla reception e al centralino telefononico per dare informazioni e passare le telefonate nei diversi reparti. La madre superiora mi disse che, quando facevo il turno del mattino, avrei dovuto portare i giornali a quei degenti che li richiedevano.
Dopo qualche tempo, una mattina, trovai in una cameretta privata un signora anziana ricoverata la sera prima. Era scura di pelle, aveva i capelli e occhi nerissimi e un’espressione severa. Parlava un buon francese, anche se rullava le erre alla spagnola e muovendosi era un luccichio di anelli e orecchini d’oro. Era bella e altera. Un impiegato dell’ufficio mi disse che si trattava di una zingara.” Ma non una qualsiasi - disse - ma di una regina.
Lì per lì rimasi perplesso. Non sapevo che gli zingari avessero delle regine.
Rimase poco meno di un mese. Stabilimmo un buon rapporto. Mi ricordo gli ultimi giorni la trovavo seduta al tavolo e io rimanevo spesso a parlare con lei. Un giorno guardandomi e piegando la testa come per mettermi a fuoco con un sorriso ironico mi disse:
“Ti dovresti far crescere i baffi”
Io scoppiai a ridere e gli dissi che proprio non mi ci vedevo.
E poi qualche giorno prima di partire, mi disse che a Maggio sarebbe rientrate in Francia per andare in Camargue per partecipare alla grande festa gitana dove arrivano i gitani da tutta Europa.
Una grande festa tradizionale in un posto - diceva - bellissimo, dove gli zingari si sarebbero mossi nella paludi in mezzo ai fenicotteri rosa con cavalli bianchi e che, dal mare, sarebbe arrivata una madonna nera.
Mi disse che sarebbe stata felice di portarmi con lei e che avrebbe parlato con la direzione dell’ospedale per farmi dare qualche giorno. Quando gli dissi che non potevo, mi disse che sbagliavo e che perdevo un occasione unica di vivere mementi indimenticabili. Mi disse anche dove potevo trovarla si ci avessi ripensato. Quando lasciò l’ospedale, una macchina grande venne a prenderla e prima di patire, passo a salutarmi. Si muoveva con difficoltà appoggiandosi ad un bastone . Poi entro in macchina che si mosse lentamente. Lei mi guardo dal finestrino e mi fece un gesto. Anch’io agitai la mano finché e la macchina non spari dietro l’angolo.
Nota Ho controllato: la festa in Camarghe è il 24 di Maggio ed è a Sainte Marie de la Mer e la statua che arriva dal mare non è una Madonna nera, come mi ricordavo, ma è una santa, una santa nera.
Il prossimo episodio vede protagonista uno zingaro cantante di flameco , in un locale notturno della Costra Brava negli anni sessanta,dal titolo “El Duende”
|