LA DICHIARAZIONE 'MUSCOLARE' DEL DIRETTORE: “N'HO SCHIANTATI DI PIÙ GROSSI"
pubblicato giovedì 19 maggio 2016 alle ore 15:26:58
Sergio Rossi, direttore di Elbareport, ha annunciato di aver ricevuto un'informazione di garanzia per non aver vigilato, ai sensi dell'art. 57 del codice penale, sul contenuto di un articolo, da qualcuno ritenuto diffamatorio, comparso sul suo giornale a firma di Gian Piero Berti. Immagino che, come succede per quasi tutte le vicende umane di interesse pubblico, la notizia sia stata accompagnata, nel privato, da moti contrastanti di solidarietà e di giubilo. Devo dire che ritengo privi di senso sia gli uni che gli altri perché, per l'appunto, Rossi è stato correttamente e semplicemente 'avvisato' che la competente Procura della Repubblica sta indagando su di lui.
Perciò, sebbene ciascuno abbia la facoltà di agire come ritiene più opportuno, le successive esternazioni di Rossi sui social mi sembrano esagerate e fuori luogo.
Eccone una: “persona che vale minus quam merdam”, inveisce il direttore. Non credo che tale 'francesismo' latineggiante, che evidentemente fa parte del suo bagaglio culturale, giovi alla sua causa.
E voilà la seconda: “Quanto alla paura... (figuratamente eh) n'ho schiantati di più grossi”, proclama con baldanza il direttore. Il quale, a mio avviso, farebbe bene a evitare atteggiamenti da gradasso e ad attendere con serenità che la Giustizia, fatto il suo corso, decida imparzialmente (penso che la 'grossezza' del querelante sia del tutto ininfluente) se esistono profili di rilevanza penale oppure no.
Di recente, pubblicando un articolo dal titolo “Come ti diffamo il prossimo tuo”, ho dimostrato che, per quanto mi riguarda, preferisco difendermi dai presunti diffamatori mediante lo stesso canale (la stampa on line) da loro utilizzato. Ciò non esclude che io provi un senso di rispetto assoluto per tutti coloro i quali, sentendosi bombardati da insinuazioni e da falsità che toccano nel vivo aspetti di onorabilità e di onestà, alla fine scelgono di ricorrere al giudizio della magistratura.
Michelangelo Zecchini
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