POLEMICHE TRA I VICESINDACI, "LA LEOPOLDA" E LE “AGEVOLAZIONI FASCISTE” AI "BALDI"GIOVANI DI PRIMO PELO di Andrea Ghini
pubblicato venerdì 19 luglio 2019 alle ore 12:37:38
E’ normale che chi inizia una attività sia considerato un principiante. Cioè qualcuno che può commettere degli errori per mancanza di esperienza. Questa esperienza gli dovrebbe essere trasmessa da chi ce l’ha. Da chi ha fatto quel lavoro per molto tempo. Si tratta di un fatto del tutto naturale. Il passaggio delle conoscenze da una generazione all’altra avviene, da sempre in questo modo e senza alcuna polemica.
Invece, quello che si è verificato tra i due vicesindaci Baldi e Barbetti non ha seguito questo percorso naturale. Non voglio entrare nella polemica vorrei solamente far notare che il giovane di “primo pelo” dovrebbe avere delle agevolazioni, e dei riguardi. Insomma: della comprensione
Mussolini aveva un particolare riguardo per questi giovani, che nella Roma imperiale chiamavano “primipìlus. Aveva ordinato che nelle case di piacere avessero delle “agevolazioni”. Anche se per il giovane di “primo pelo” si trattava di esercitava un l’atto che più naturale non sarebbe possibile immaginare
Fu proprio in quel periodo che alla celebre Sitri di livorno, casino di prima categoria, una prostituta , in un momento di particolare creatività, invento il” pompino con lo spruzzo” ( a base di latte ) da esercitare, appunto, sui giovani di primo pelo.
Dico questo per ricordare a Barbetti che, un uomo di destra come lui dovrebbe tenere presente di questa particolare sensibilità che la destra storica aveva verso i giovani di primo pelo anche se erano Baldi e sicuri di se
E’ inutile nascondercelo: chi inizia un’attività politica, si trova nelle stesse condizioni visto che la politica oggi è un gran casino
Anche “La Leoolda”( Vedi Immagine ) nota casa di piacere degli anni venti, ci aiuta capire come la politica e il casino abbiano radici comuni .
Sarebbero d’accodo anche Matteo Renzi che utilizzò la Leopoda di Firenze come strumento di elaborazione politica e che poi, come sappiamo, tutto finì in un gran casino
Andrea Ghini
|