E ALL'ELBA SPUNTÒ MENELAO (E FORS' ANCHE ELENA DI TROIA) di Michelangelo Zecchini
pubblicato martedì 19 settembre 2017 alle ore 09:30:33
|
Menelao fu re di Sparta, fratello di Agamennone e marito della bellissima Elena. Paride gliela rapì - lei consenziente - e scatenò la decennale guerra di Troia. Dopo la presa della città, Menelao non infierì: si riprese Elena, se la riportò in patria e vissero lunghi anni felici e contenti. Si tratta di eroi, eroine e avvenimenti che sollecitano ricordi scolastici e perciò riascoltiamo volentieri le narrazioni sui loro avventurosi viaggi e sulle ipotesi, più o meno plausibili, circa i loro approdi. Fra le molte tappe riferite a Menelao potrebbe esserci anche l'Elba? Sarebbe un errore rifiutarlo a priori. Del resto, come ci raccontano studi di alta accademia, l'isola attrasse importanti uomini del passato. Si dice, per esempio, che Ovidio (per intenderci quello dell'Ars amatoria) soggiornò alla villa delle Grotte. Fra i tanti lo rievoca per noi, con accenti commoventi, perfino la responsabile dei beni archeologici dell'isola: “Proviamo quindi ad immaginare il poeta Ovidio che vede allontanarsi il promontorio delle Grotte con i suoi giochi d'acqua nel verde dei giardini e nella policromia delle strutture murarie...Quando entriamo nel giardino porticato ricordiamo che lì ha camminato il grande poeta Ovidio e forse vi ha recitato i suoi versi prima di salutare per l'ultima volta l'amico e la vita civile” (Lorella Alderighi, 2014). Anche se mi corre l'obbligo di ribadire che, a mio avviso, quella di Alderighi e Altri è solo una congettura dalle flebili fondamenta, ancora tutta da dimostrare, tuttavia, una volta tanto, come dice l'Alderighi “proviamo quindi ad immaginare”...
Ritorniamo a Menelao e alle piacevoli sorprese che possono presentarsi scorrendo testi aulici e specialistici, dai quali ci aspetteremmo solo aridità ed effluvi soporiferi. Giorni fa, attratto dal titolo (“Per un riesame delle fonti greche e latine sull'isola d'Elba. Gli Argonauti”, 2005), mi sono soffermato ad esaminare la ricerca di Alessandro Corretti della Suola Normale di Pisa. La mia attenzione è stata catturata in particolare dall'analisi di un brano di Licofrone, poeta greco del IV-III secolo a. C. di cui si sa abbastanza poco. Corretti cita i versi 871-876 in cui si parla di un tempio a Eracle visto da Menelao. Non viene nominata l'Elba, né Porto Argo e non si fa neppure menzione di un'isola tirrenica. Gli scoliasti (antichi autori di annotazioni ai testi classici) collocano geograficamente tale passo in Sicilia o nella Sirte, e all'Elba non ci pensano neppure, anche perché è lontana dalle rotte marittime seguite dal re di Sparta nel suo viaggio di ritorno da Troia. Ma Corretti (e con lui qualche studioso contemporaneo) pensa ugualmente che Menelao abbia sostato a Porto Argo. Gli fa eco Franco Cambi dell'Università di Siena, il quale individua nella bianca collinetta del Lazzeretto, presso il cadente palazzo Coppedé, la possibile sede del tempio di Ercole.
A me, per quanto le indicazioni letterarie siano piuttosto debolucce, e quelle archeologiche assenti, viene spontaneo supporre che a contemplare tale edificio sacro in compagnia di Menelao ci fosse pure Elena di Troia. È noto che Menelao ed Elena approdarono insieme a Cirene. Perché escludere che marito e moglie, due anime in un nocciolo, siano comparsi abbracciati anche nel golfo dell'odierna Portoferraio? Dirò di più: con un po' di fortuna gli scavi prossimi venturi al Lazzeretto potrebbero portare alla luce una replica del famoso dipinto di Zeusi (attivo nella seconda metà del V sec. a. C.) raffigurante Elena nuda.
Favoleggiare non è peccato.
Michelangelo Zecchini
|