LA CHIUSURA DEL “LIBRAIO” E’ ANCHE UN PASSO VERSO IL DEGRADO CULTURALE di Sergio Bicecci
pubblicato martedì 21 febbraio 2017 alle ore 19:22:25
Continua inarrestabile il degrado del Centro Storico sotto la totale conservatrice indifferenza di tutti. I Soloni di tanti anni fa cominciarono a trasferire fuori dalle Mura i numerosi Uffici Pubblici, come altri servizi. L’intenzione era di ottenere un alleggerimento del traffico veicolare. Pensarono che il loro progetto avrebbe favorito nel tempo la nascita di un Cento Storico pedonale. Sarebbero nate così tante piccole attività commerciali e artigianali. Ricordo che inserirono in questa immaginaria fotografia via della Fonderia, via Roma, via Guerrazzi ricche di negozi e acquirenti. In sintesi Il risultato ottenuto, ormai da 25/30 anni, è sotto i nostri occhi. Sono venute a mancare quotidianamente centinaia e centinaia di presenze, così stanno i fatti. Chi come me faceva notare l’enorme errore del primo provvedimento, che fu quello del trasferimento del mercato ambulante del venerdì, dovette soggiacere. Anche le Associazioni di categoria furono piuttosto latitanti. Già ho espresso, più volte il mio personale parere e, pur sapendo che oggi nessuno è in grado di compiere miracoli, sostengo che qualche provvedimento atto ad affrontare il problema e, almeno in parte risolverlo, potrebbe essere intrapreso. Chi si ponesse il problema sarebbe però contaminato da un effetto collaterale, penserebbe all’estate e al turismo. Giustamente! Perché vorremmo che anche i turisti fossero di più. Ma la priorità, invece, consiste nel riportare noi portoferraiesi in Centro Storico, particolarmente durante i nove mesi di desolazione assoluta. Perché ciò avvenga, qui mi ripeto, si dovrebbero ritrasferire in Centro alcuni servizi allora delocalizzati. Qualche esempio? Inail, Inps, Equitalia, Ufficio del Lavoro, così come altri che non richiedessero ampi locali, per carità non pensiamo ad un ufficio Postale, sarebbe troppo! Se poi, si volesse promuovere l’apertura di nuove attività queste potrebbero essere agevolate con periodi di esenzione o riduzione da imposte locali. Così come sarebbe opportuno cominciare, in questa fase, a dare un veste nuova al Paese curandone l’aspetto anche con le insegne dei negozi, con i colori delle tende rivedendo anche gli spazi pubblici dati in concessione, e così via. Insomma pianificare, programmare qualcosa!. Ciò che in questi giorni mi ha ancor più colpito è l’avvenuta chiusura della ennesima attività che non solo moltiplica il danno commerciale, ma ancor peggio, svilisce quello culturale del Paese, mi riferisco alla cessazione della libreria il “Libraio”. Storica attività che l’amico Franco Fubini volle tanti anni fa e che poi ritornato in sede a Milano lasciò in gestione. Dal mio modesto punto di vista il danno di immagine è notevole e altrettanto lo svilimento del Centro Mediceo. Mi chedo, non è forse l’ora di porsi delle domande? Unico viatico per cercare delle ipotetiche risposte e cominciare a programmare un futuro?
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