RICONOSCERE GLI ERRORI FATTI NEL PASSATO AIUTA A NON RIPETERLI NEL FUTURO di Claudio De Santi
pubblicato giovedì 14 gennaio 2021 alle ore 09:25:48
Se quello che racconta Giovanni Muti sul rapporto tra PCI e cemento ( leggi qui PCI e cemento) a Bagnaia è vero, allora dobbiamo fare qualche riflessione, ma prima dobbiamo porci una domanda e chiederci se tutti i grossi interventi fatti nel tempo nella zona di Bagnaia seguirono questa strada. Perché, se così fosse, allora vorrebbe dire che non si è tenuto conto di uno degli elementi più importanti da punto di vista urbanistico e cioè che la zona era interamente a rischio idraulico e quindi questo spiegherebbe le inondazioni del 2004 e quelle successive.
Per poter capire, bisogna ricordare che negli anni ‘70 il comune di Rio nell’Elba non disponeva di un Piano Regolatore , ma solo di un Programma di Fabbricazione, che non prevede Piani Particolareggiati di attuazione.
Solo quando l’intervento aveva un certo volume, allora sia la legge che le regole urbanisticamente vigenti prevedevano qualcosa che assomigliasse ad un Piano Particolareggiato di gestione delle aree. Quindi il fine era di dare assetto definitivo alle zone con opere di urbanizzazione: strade, fognature , parcheggi , illuminazione e, nel nostro caso la messa in sicurezza idraulica.
Naturalmente questo per l’imprenditore era costoso perché il piano prevedeva anche la cessione di aree. Ma, almeno il caso di cui parliamo, nonostante le molte polemiche, ci mostra come l’imprenditore riuscì a investire nel territorio difendendo il proprio profitto, e nello stesso tempo come gli amministratori pubblici nonostante qualche tentativo non riuscirono a fare altrettanto in difesa degli interessi della popolazione .
Questo non si può spiegare solo con leggerezze, dimenticanze, errori, sottovalutazioni od altro perché, almeno nelle amministrazioni di sinistra, le decisioni importanti, specialmente per la gestione del territorio che coinvolgeva grossi interessi, venivano prese dai responsabili regionali del partito.
La commissione dei compagni che va a Firenze e ritorna ,come è stato raccontato , con la coda tra le gambe ne è la prova.
Vista così, dopo tanto tempo, questi stessi compagni fanno tenerezza. Aderivano ad un partito il cui fine era quello cambiare il mondo, il crollo delle ideologie era lontano e loro rimanevo fedeli a questo sogno palingenetico. E lo erano anche se non condividevano alcuni atteggiamenti dei loro dirigenti. Il compagno che aveva voglia di lanciare dalla finestra la poltrona del dirigente regionale lo dimostra. Solo che questo modo di fare politica ha avuto effetti disastrosi sul territorio. Ha provocato problemi che si trascinarono per decenni, che crearono difficoltà e in qualche caso pericoli per cittadini; problemi che si proiettarono sui nuovi amministratori creando loro difficoltà quasi insormontabili.
Oggi, a questi sognatori onesti che sembrano dei reduci incerti che barcollano sulle macerie delle loro ideologie, potremmo concedere un po’di comprensione. Questo, però, sarebbe più facile se loro stessi facessero una semplice analisi dei fatti e riconoscessero i loro errori. Commessi certo in buona fede , ma sempre errori che hanno provocato danni. Sarebbe giusto riconoscerli perché sarebbe una premessa importante per non ripeterli nel futuro.
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