IL CROLLO DEL PONTE DI GENOVA E IL CEDIMENTO ALLA BELLEZZA di G.Muti
pubblicato lunedì 20 agosto 2018 alle ore 00:11:37
Fra tutte le voci sul ponte Morandi di Genova, una ha sostenuto che la parte non crollata non dovrebbe essere distrutta perché il ponte era un’opera d’arte.
Interessante perché rivela un spetto della vicenda che, fino ad adesso, era stato ignorato. E’ vero: Nervi, Morandi non erano solo dei grandi tecnici della costruzione, ma anche degli artisti.
Questo vorrebbe dire che Morandi, così come fece il Brunelleschi con la cupola di Firenze, ha mirato a realizzare un opera d’arte. Un opera d’arte, ma anche solida e che non crollasse.
Gli artisti della costruzione per ottenere questo risultato devono conciliare 3 esigenze fondamentali. L’estetica, indispensabile per farla diventare un’ opera d’arte; la sicurezza perché, che si tratti di una cupola o di un ponte, non crolli provocando una strage. E, infine, il costo che rientri nelle disponibilità economiche, pena il fallimento del progetto. E questo è un aspetto importante.
Per il ponte di Genova, fu scelto il calcestruzzo perché l’acciaio costava troppo ( se fosse stato costruito in acciaio non sarebbe crollato) Quindi, fra le due esigenze: costo, sicurezza prevalse il risparmio.
Rimane l’estetica che, come abbiamo detto, potrebbe ugualmente prevalere sulla sicurezza. Ma come è possibile capire se, nella costruzione di un ponte o di un viadotto, il valore artistico può influire negativamente sulla sicurezza ?
Da non esperti e riducendo tutto ad una essenzialità elementare, si potrebbero fare delle ipotesi. Per esempio: se in un viadotto, la distanza prevista tra i piloni di sostegno fosse di 50 metri e si decidesse di ridurla a 30, questo aumenterebbe la sicurezza, ma l’aspetto del ponte ne risentirebbe: sarebbe meno” ardito”meno elegante e più pesante. Quindi, probabilmente , non sarebbe un’opera d’arte.
Naturalmente, si parala di ipotesi, ma è chiaro che, se esiste un paese che per non offendere la bellezza è pronto a prendere qualche rischio, questo è l’Italia.
La torre di Pisa fu un rischio involontario andato bene. Ma si è portati percepirlo come un virtuosismo architettonico. Qualcosa di magico che stupisce e affascina. Un’opera “ ardita” come se la costruzione avesse sfidato, attraverso l’arte, le leggi della natura .
Anche se nulla prova che nel crollo del ponte di Genova abbia giocato negativamente questo elemento della bellezza, non è fuori luogo parlarne , visto che, solo a qualche giorno dalla tragedia, c’è chi non vi vede qualcosa di pericoloso da distruggere, ma un opera d’arte da salvare e tramandare alla prossime generazioni.
|